Il mercato energetico resiste agli shock geopolitici
L’impatto limitato della guerra tra Israele e Iran sui prezzi del petrolio evidenzia un cambiamento strutturale nei mercati globali dell’energia. Nonostante le forti tensioni, il Brent è passato da meno di 70 dollari il 12 giugno a poco oltre gli 81, prima di scendere nuovamente sotto i livelli pre-conflitto con l’annuncio della tregua.
Questa oscillazione del 15% dal minimo al massimo contrasta nettamente con i rialzi esplosivi dei prezzi durante i conflitti in Medio Oriente del passato. Dall’embargo petrolifero del 1973 all’invasione del Kuwait nel 1990, l’instabilità geopolitica provocava reazioni di panico. Oggi i mercati mostrano maggiore razionalità.
Reazioni più misurate, premio di rischio ridotto
I trader operano ora con dati in tempo reale e strumenti di monitoraggio avanzati, come immagini satellitari e ricognizioni aeree di porti e campi petroliferi. Questo livello di informazione riduce le reazioni emotive. La risposta contenuta suggerisce che il rischio di un blocco dello Stretto di Hormuz da parte dell’Iran sia stato valutato come poco probabile.
Quasi il 20% del petrolio mondiale transita per lo Stretto, ma durante il conflitto il traffico è proseguito regolarmente. Le ritorsioni iraniane agli attacchi statunitensi sono apparse simboliche e non mirate all’escalation.
Infrastrutture di esportazione rafforzano la stabilità
I produttori del Golfo hanno investito per anni in rotte alternative. L’oleodotto saudita verso il Mar Rosso (5 milioni di barili al giorno) e il corridoio emiratino di Fujairah aggirano lo Stretto di Hormuz, riducendo il rischio di interruzioni. Inoltre, gli hub di stoccaggio in Asia ed Europa permettono di mantenere le esportazioni anche in caso di brevi blocchi logistici.
Il Medio Oriente perde centralità nel mercato globale
A livello strutturale, il mercato del petrolio è oggi meno dipendente dal Medio Oriente. La crescita dello shale statunitense e l’espansione della produzione in Brasile, Canada, Guyana e Cina hanno ridotto il peso dell’OPEC, la cui quota sull’offerta globale è scesa dal 50% degli anni ’70 al 33% nel 2023, secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia.
Con una fornitura più ampia e sistemi di sicurezza più robusti, le crisi geopolitiche mediorientali hanno un impatto minore sui prezzi. Il legame diretto tra guerra e inflazione energetica si sta indebolendo, segno della maggiore maturità del mercato globale.
hanno un impatto minore sui prezzi. Il legame diretto tra guerra e inflazione energetica si sta indebolendo, segno della maggiore maturità del mercato globale.
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