Borse in rialzo, oro ai massimi e timori per lo shutdown USA

Lorenzo Bianchi

Rialzi nei mercati azionari globali

La giornata finanziaria si è aperta con un clima di ottimismo moderato. L’indice MSCI All-World ha registrato un aumento dello 0,16%, mentre in Europa lo STOXX 600 è salito dello 0,3%, portando il bilancio di settembre a un guadagno complessivo dell’1,1%, il terzo mese consecutivo in positivo. Anche i futures americani mostrano segnali incoraggianti: lo S&P 500 ha guadagnato lo 0,6% e il Nasdaq lo 0,67%.

Gli analisti ritengono che l’inizio del nuovo trimestre possa sostenere ulteriormente gli scambi, visto che storicamente il quarto trimestre si rivela favorevole: l’indice S&P 500 ha chiuso in rialzo nel 74% dei casi in questo periodo dell’anno.

Pressioni sul dollaro e andamento dei titoli di Stato

Il dollaro ha mostrato una flessione dello 0,15%, con l’indice di riferimento sceso a 97,99. Contro l’euro, la valuta statunitense si è indebolita a 1,1718, mentre rispetto allo yen giapponese è scesa dello 0,6% a quota 148,68.

Sul fronte obbligazionario, i rendimenti dei Treasury decennali hanno segnato un calo di 4,3 punti base, attestandosi al 4,145%. La discesa riflette una pausa dopo i recenti dati economici positivi negli Stati Uniti, che avevano ridimensionato le aspettative di un allentamento più deciso da parte della Federal Reserve.

Oro record e correzione del petrolio

L’oro ha confermato il suo ruolo di bene rifugio, raggiungendo un nuovo massimo storico a 3.819,59 dollari l’oncia, con un rialzo fino all’1,6%. La combinazione tra l’indebolimento del dollaro e le preoccupazioni degli investitori per lo shutdown del governo statunitense ha rafforzato la domanda di metalli preziosi.

Al contrario, il settore energetico ha registrato ribassi. Il Brent è sceso dell’1,65% a 68,97 dollari al barile, mentre il greggio statunitense (WTI) ha perso quasi il 2%, fermandosi a 64,44 dollari. A pesare sui prezzi è stato il ritorno del flusso di petrolio attraverso l’oleodotto tra la regione autonoma del Kurdistan iracheno e la Turchia, dopo oltre due anni e mezzo di interruzione. Inoltre, l’OPEC+ sembra orientata ad approvare un aumento della produzione di almeno 137.000 barili al giorno nella prossima riunione.

Il rischio di blocco del governo USA

Il tema dominante resta la possibilità di una chiusura temporanea del governo federale. Se entro mercoledì non verrà raggiunto un accordo sul finanziamento, scatterà lo shutdown, con conseguenze significative: dalla sospensione della pubblicazione del rapporto occupazionale di settembre al rinvio di altri indicatori chiave.

Una prolungata interruzione metterebbe la Federal Reserve in difficoltà in vista della riunione del 29 ottobre, costringendola a basarsi su dati privati per valutare le condizioni dell’economia. Secondo alcune stime, ogni settimana di chiusura sottrarrebbe circa 0,1 punti percentuali alla crescita, un impatto contenuto ma potenzialmente più grave se la misura dovesse includere licenziamenti permanenti nel settore pubblico.

Le prospettive della politica monetaria

I mercati continuano a prezzare con il 90% di probabilità un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve a ottobre, con circa il 65% di possibilità di un ulteriore intervento a dicembre. Tuttavia, il quadro rimane incerto, anche alla luce di nuove riunioni di vertice militari e politiche che potrebbero incidere sulla stabilità complessiva.

Gli analisti sottolineano che il margine di manovra della Fed dipenderà dall’andamento del mercato del lavoro, ancora debole, e dall’evoluzione della fiducia dei consumatori, entrambi fattori strettamente legati alla durata di un eventuale blocco governativo.