Dazi USA colpiscono il 70% dell’export europeo

Lorenzo Bianchi

Impatto attuale sulle esportazioni dell’Unione Europea

Attualmente, le misure tariffarie imposte dagli Stati Uniti colpiscono circa il 70% delle esportazioni europee verso il mercato americano, pari a un valore complessivo di 380 miliardi di euro. Questi dati sono stati confermati dalla Commissione Europea, che monitora con attenzione l’evoluzione delle politiche commerciali degli Stati Uniti, in particolare alla luce della recente intensificazione delle tensioni transatlantiche.

Il valore delle merci soggette a dazi rappresenta una porzione significativa dell’intero interscambio commerciale tra Unione Europea e Stati Uniti, minacciando l’operatività di settori strategici dell’economia europea.

Possibile estensione fino al 97% delle esportazioni

L’attuale scenario potrebbe peggiorare sensibilmente: l’amministrazione statunitense, guidata dal presidente Donald Trump, sta conducendo nuove indagini commerciali che potrebbero portare a un’estensione delle tariffe fino a colpire il 97% dell’export europeo. Questo scenario si concretizzerebbe qualora i dazi venissero applicati anche a beni finora esenti, come quelli legati all’industria aeronautica, al settore farmaceutico, ai minerali critici, al rame, al legname lavorato e ad altri comparti a elevato valore aggiunto.

L’eventuale allargamento delle misure protezionistiche impatterebbe in modo trasversale su molte filiere industriali europee, con effetti a catena su occupazione, investimenti e competitività globale.

Riferimento legale: Trade Expansion Act del 1962

Le nuove valutazioni da parte degli Stati Uniti si basano sulla Sezione 232 del Trade Expansion Act del 1962, una norma che consente al presidente americano di imporre dazi doganali per motivi legati alla sicurezza nazionale. In passato, questo strumento è stato utilizzato per giustificare l’introduzione di tariffe su acciaio e alluminio, ed è oggi nuovamente al centro della politica commerciale statunitense.

La Sezione 232 permette un ampio margine di manovra per definire quali beni possano rappresentare un rischio per la sicurezza nazionale, rendendo potenzialmente vulnerabili numerose categorie di prodotti esportati dall’UE.

Reazione dell’Unione Europea e prospettive diplomatiche

La Commissione Europea ha espresso preoccupazione per il possibile allargamento delle misure e sta valutando opzioni di risposta, anche in seno all’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). Inoltre, sono in corso contatti bilaterali tra Bruxelles e Washington per evitare un’escalation commerciale che potrebbe minare l’intero sistema multilaterale.

La diplomazia europea punta a dimostrare la compatibilità degli scambi commerciali con gli interessi strategici degli Stati Uniti, nel tentativo di disinnescare la logica conflittuale. Tuttavia, il clima politico interno agli USA in vista delle elezioni del 2026 potrebbe influenzare le scelte economiche e irrigidire le posizioni negoziali.

Settori a rischio e possibili contraccolpi economici

Le conseguenze di un’estensione dei dazi riguarderebbero alcuni dei principali settori esportatori europei. L’industria aerospaziale, ad esempio, genera miliardi di euro in vendite verso gli Stati Uniti e rappresenta uno dei fiori all’occhiello della tecnologia europea. Il comparto farmaceutico, che ha visto un’espansione costante nell’export verso il mercato americano, sarebbe anch’esso colpito in modo diretto, con possibili ricadute sulla ricerca e innovazione.

Anche le materie prime strategiche, come il rame e i minerali rari, sarebbero coinvolte in nuove restrizioni, con effetti su industrie collegate, come l’elettronica e l’energia rinnovabile. Le misure colpirebbero non solo le grandi multinazionali, ma anche una vasta rete di piccole e medie imprese attive nell’export.