Shutdown USA: rischio blocco e impatto sui mercati

Matteo Romano

Cos’è il blocco delle attività federali

Lo shutdown negli Stati Uniti rappresenta la sospensione parziale delle attività governative quando il Congresso non approva in tempo utile la legge di bilancio. In questa situazione, tutte le funzioni considerate non essenziali vengono fermate, lasciando attivi soltanto i servizi indispensabili come la sicurezza nazionale, la sanità di emergenza e i pagamenti legati al debito pubblico. Nella storia americana si sono già verificati 20 episodi di shutdown dal 1976, con durate variabili da pochi giorni fino a 35 giorni consecutivi, come avvenne tra dicembre 2018 e gennaio 2019.

Le conseguenze immediate per i cittadini

Durante uno shutdown, centinaia di migliaia di dipendenti federali entrano in congedo forzato senza retribuzione, mentre musei, parchi nazionali e numerosi uffici pubblici chiudono temporaneamente. Agenzie regolatorie come la Food and Drug Administration o la SEC (che vigila sui mercati finanziari) sospendono parte delle loro attività. Tra gli effetti più problematici si segnala la mancata pubblicazione di importanti statistiche macroeconomiche: il Bureau of Labor Statistics, ad esempio, non diffonderebbe i dati sull’occupazione, fondamentali per le decisioni di politica monetaria della Federal Reserve.

Le ragioni dello stallo politico

Alla base del rischio di chiusura vi sono divergenze tra democratici e repubblicani sul rinnovo dei finanziamenti. I primi chiedono di includere misure di sostegno sanitario per circa 350 miliardi di dollari, legati all’Affordable Care Act, mentre i secondi puntano a un’estensione temporanea dei fondi senza ulteriori spese. Il confronto politico, che si inserisce in un clima già polarizzato, assume un valore strategico in vista delle elezioni di midterm del 2026, rendendo il compromesso ancora più difficile da raggiungere.

Effetti attesi sui mercati finanziari

La storia dimostra che lo shutdown, di per sé, non ha mai determinato gravi crolli a Wall Street. L’indice S&P 500, nei periodi di blocco, ha in media oscillato attorno allo zero, mentre nei mesi successivi ha spesso registrato rialzi compresi tra il 3% e il 7%. Tuttavia, l’incognita di oggi riguarda la mancanza di dati economici: senza statistiche affidabili, la Federal Reserve potrebbe incontrare difficoltà nell’orientare la propria politica monetaria, aumentando la volatilità a breve termine. In passato, nel 2013, dopo 17 giorni di chiusura, lo S&P 500 salì del 3%, mentre nel 2019, durante il più lungo shutdown, i guadagni arrivarono al 10% grazie al cambio di rotta della banca centrale.

L’impatto su oro, dollaro e fiducia istituzionale

In un contesto di incertezza politica e finanziaria, l’oro continua a rappresentare un bene rifugio, con prezzi che hanno raggiunto nuovi massimi storici. Parallelamente, il dollaro statunitense mostra segni di indebolimento, mentre i rendimenti dei titoli governativi sono in calo. A livello istituzionale, uno shutdown prolungato rischia di minare la fiducia dei cittadini: secondo un recente sondaggio, oltre il 60% degli americani valuta negativamente l’operato del governo federale. Un ulteriore stop ai servizi essenziali rafforzerebbe questa percezione, mettendo in discussione la credibilità delle istituzioni nel lungo periodo.