Email ingannevoli e finti portali della Pubblica Amministrazione
Negli ultimi mesi si è diffusa in Italia una nuova ondata di truffe online che sfruttano la paura di ricevere una multa per indurre le vittime a effettuare pagamenti fraudolenti. La frode si presenta sotto forma di una email apparentemente inviata dal “Sistema Nazionale delle Infrazioni Stradali”, completa di loghi ufficiali e linguaggio istituzionale, ma in realtà creata da cybercriminali con l’obiettivo di rubare denaro e dati sensibili.
Il messaggio, curato nei minimi dettagli, comunica l’esistenza di una presunta violazione del Codice della Strada, invitando il destinatario a saldare una sanzione di 120 euro entro 48 ore, pena l’aumento automatico a 360 euro. Un meccanismo di urgenza artificiale, tra i più utilizzati nelle truffe digitali, che spinge molti utenti a pagare senza verificare la reale provenienza della comunicazione.
L’inganno dietro i falsi loghi e i finti portali PagoPA
La struttura delle email fraudolente è progettata per risultare convincente. Vengono utilizzati colori, simboli e terminologie ufficiali simili a quelli delle comunicazioni autentiche, compresa la dicitura di un pagamento tramite PagoPA, la piattaforma della Pubblica Amministrazione.
Tuttavia, il link contenuto nel messaggio non conduce al vero portale, ma a un sito clone creato per sottrarre dati bancari e numeri di carta di credito. In alcuni casi, la pagina invita a inserire anche credenziali SPID o CIE, ampliando il rischio di furti d’identità.
Un ulteriore dettaglio che smaschera la truffa è la presenza, in fondo al messaggio, di spazi pubblicitari o elementi grafici non conformi agli standard delle comunicazioni ufficiali.
Truffe anche su strada con finte sanzioni cartacee
Accanto agli attacchi digitali, è stato segnalato un fenomeno parallelo che coinvolge multe cartacee false collocate direttamente sui parabrezza delle automobili. I fogli riportano QR code e riferimenti a presunte violazioni, completi di numero di targa, articolo del codice violato e nominativo di un inesistente agente accertatore.
Anche in questo caso il QR code rimanda a siti fraudolenti, spesso registrati su domini esteri, che replicano in modo fedele l’aspetto dei portali istituzionali. Le vittime che seguono le istruzioni finiscono per effettuare pagamenti a favore di conti privati, difficili da rintracciare una volta trasferiti all’estero.
Perché il meccanismo funziona: la leva psicologica dell’urgenza
Secondo gli esperti di sicurezza informatica, il successo di queste truffe deriva dalla capacità dei malintenzionati di sfruttare le emozioni delle vittime, in particolare la paura di incorrere in sanzioni più gravi o di subire conseguenze legali.
Il riferimento a termini come “entro 48 ore” o “sanzione maggiorata” crea una pressione psicologica che riduce la lucidità e porta molti utenti a compiere azioni impulsive.
L’uso di un linguaggio formale, unitamente alla presenza di loghi istituzionali contraffatti, contribuisce a rendere la truffa particolarmente credibile anche per persone attente e con esperienza nell’uso dei servizi digitali.
Come riconoscere e segnalare le comunicazioni sospette
Le autorità invitano i cittadini a controllare sempre l’indirizzo email del mittente, verificando che provenga da un dominio istituzionale certificato e non da indirizzi generici o privati. In caso di dubbio, è consigliato non cliccare sui link presenti nel messaggio, evitare di scaricare allegati e contattare direttamente gli uffici della Polizia Locale o della Polizia Postale.
Un ulteriore segnale di allarme è la richiesta di pagamento immediato tramite link esterni o piattaforme non riconducibili ai canali ufficiali. Le sanzioni reali, infatti, vengono notificate solo tramite posta raccomandata o PEC, mai attraverso email non certificate o messaggi SMS.