Telemarketing, nuove regole ma i rischi restano

Matteo Romano

Le novità introdotte dall’Agcom

Da ieri sono entrate in vigore le nuove disposizioni emanate dall’Agcom, l’Autorità per le comunicazioni, con l’obiettivo di arginare il fenomeno del telemarketing aggressivo. Gli operatori nazionali hanno ora l’obbligo di bloccare le chiamate provenienti dall’estero che utilizzano finti numeri fissi italiani o numeri mobili nazionali, tranne nel caso in cui il chiamante sia realmente in roaming. In caso di violazione, sono previste sanzioni che possono arrivare fino a 1 milione di euro. Questa misura rappresenta un progresso nella lotta allo spoofing, tecnica che permette di manipolare il numero mostrato al destinatario al fine di nascondere la reale provenienza della chiamata.

Un fenomeno che si evolve rapidamente

Nonostante le nuove restrizioni, il problema non è risolto. I call center possono continuare a operare sfruttando altre vie, come la possibilità di falsificare numerazioni partendo dall’Italia o di utilizzare prefissi esteri reali. A partire dal 19 novembre le disposizioni saranno ancora più rigide, con il divieto delle chiamate commerciali effettuate dall’estero tramite numeri mobili contraffatti. Tuttavia, le tecniche adottate dalle società di telemarketing si aggiornano costantemente, e molti operatori illegali riescono ad aggirare divieti e blocchi sfruttando strumenti tecnologici sempre più sofisticati.

Le perplessità dei consumatori

Le associazioni di tutela dei cittadini hanno accolto con scetticismo queste novità. Secondo il Codacons, accanto agli operatori regolari esiste un vasto sottobosco di call center situati all’estero che operano in totale violazione delle normative e della privacy. Anche Consumerismo no profit sottolinea la necessità di misure più incisive, suggerendo interventi che possano invalidare i contratti stipulati telefonicamente e spingendo verso azioni collettive come le petizioni online per fermare in maniera definitiva il fenomeno.

I numeri impressionanti del telemarketing

Il peso delle telefonate indesiderate in Italia è enorme. Nonostante i 32 milioni di utenti iscritti al Registro pubblico delle opposizioni, ogni cittadino riceve in media tra 5 e 8 chiamate commerciali alla settimana. Questo porta a un totale stimato di circa 15 miliardi di telefonate indesiderate all’anno nel Paese. Le proposte spaziano dalle forniture di luce, gas e servizi telefonici, fino ad arrivare a offerte legate a prodotti finanziari e trading online. L’insieme delle attività di telemarketing in Italia muove un giro d’affari di circa 3 miliardi di euro l’anno, con 2.035 call center attivi e quasi 80.000 addetti impiegati nel settore.

L’altra faccia del lavoro nei call center

Dietro alle chiamate moleste c’è anche un esercito di lavoratori che opera spesso in condizioni difficili. Con stipendi bassi e turni pesanti, i circa 80mila addetti dei call center si trovano a dover svolgere una delle professioni più malviste dalla popolazione. L’ostilità degli interlocutori e il costante clima di diffidenza rendono questo lavoro ancora più gravoso, alimentando un circolo vizioso in cui la necessità occupazionale si scontra con la crescente insofferenza dei cittadini verso pratiche di marketing percepite come invasive.